Multimedia: qual è l’approccio corretto?

di Walter Bosello.

La mia più grande esperienza formativa è avvenuta in America, ma non riguarda tanto la nozionistica quanto l’approccio all’apprendimento.

In questo ventennio la tecnologia ha avuto uno sviluppo iperbolico tale da spiazzare molti professionisti. Se prima ci confrontavamo su pochi software per sviluppare secondo degli standard universali, oggi sempre più spesso ci troviamo di fronte a software che aprono porte su nuovi mondi: VR e AR, motion design, sound editing, mobile learning, web design e così via. Tutto ciò apre un più ampio spettro di soluzioni.

La linea che separa le varie professioni diventa quindi sempre più sfocata; se ad esempio vent’anni fa si era o Web Designer oppure Motion designer, oggi nel Motion Design si aggiungono attività di Web Design, e viceversa.

Ma come mai tutti questi software e come mai tutte queste attività trasversali?
La risposta che mi sono dato è che sia in gran parte merito di Internet.

Con il passare degli anni si è radicata sempre di più nei business l’esigenza di comunicare tramite questo strumento che per propria connotazione implica l’utilizzo di audio, video e soprattutto interazione. Ciò accade perché internet offre una vetrina direttamente sul cliente finale, senza limiti di tempo o spazio.

È bene constatare come non esista una vera e propria scienza della comunicazione online, ma vi sia un “mondo online” in continua evoluzione con regole e trend che cambiano al variare delle interazioni delle masse con social, siti, app e sulla base dei risultati degli algoritmi dei motori di ricerca. Per questo motivo l’approccio puramente nozionistico non basta più: serve la flessibilità intellettiva, l’adattabilità e la gestione delle priorità.

Io dico sempre che il Multimedia Artist potrebbe essere definito quindi come un surfista che cavalca lunghezze d’onda diverse. Alcune onde sono i trend grafici e gli stili di animazione, altre onde sono i software più recenti o i linguaggi di programmazione, altre onde ancora sono gli output di nuova concezione - non certo solo il datato iPhone, ma anche realtà aumentata o virtuale -, e infine altre onde possono essere i clienti che, a seconda di queste nuove tecnologie, manifestano esigenze diverse.

Per non cadere dall’onda e finire sott’acqua è fondamentale raggiungere un outcome di tipo win-win.

Per il cliente il “win” sta nell’ottenere una soluzione soddisfacente e di tipo “tailored”, cioè che calzi in maniera precisa alle sue esigenze. Per il Multimedia artist il “win” risiede possibilmente nel riciclo di grafiche e tecnologie che hanno funzionato in passato, ma soprattutto nell’escogitare nuove soluzioni e nell’apprendere nuove tecnologie che soddisfino appieno l’esigenza del cliente e che non sappiano di “già visto”. Infine c’è l’X-factor: quel “salto di qualità” che eleva il lavoro svolto e lo caratterizza in maniera indelebile, rendendolo degno di finire in un portfolio.

L’approccio all’apprendimento del software, quindi, da un lato è finalizzato all’acquisizione delle competenze che ci servono alla soluzione “tailored”, dall’altro invece si protende alla ricerca di quel X-factor che renderà il nostro prodotto ancora più accattivante.

Certamente per trovare questo X-factor non basta spulciare tra le funzionalità dell’applicazione di turno, ma è necessario esplorarne le potenzialità e sperimentare, anche perdendoci magari qualche ora in più.

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