I dipendenti amano le aziende che li amano

Nel corso del 2021 abbiamo incontrato nuove realtà, perlopiù di medie e grandi dimensioni, alle prese con una profonda riorganizzazione dei processi, dettata - o accelerata - dalle nuove modalità imposte dalla situazione pandemica. La cosiddetta “new wave” del lavoro ha avuto origine nel momento in cui le aziende, colpite dalla pandemia hanno non solo operato un adattamento alla crisi ma si sono anche spinte a immaginare nuovi modelli organizzativi nel lungo termine.

Tra questi, due in particolare interessano le energie creative: recruiting e onboarding, dove quest’ultimo si spinge a includere le strategie per rafforzare la employee loyalty. Una delle sfide che il mondo del lavoro deve oggi affrontare, infatti, è la crescente mobilità delle risorse umane e la conseguente difficoltà ad attrarre e trattenere i talenti.

Il superamento del vincolo della presenza sul luogo di lavoro, inaugurato con lo smart working, consente alle funzioni HR di estendere il bacino del recruiting e di accedere a un numero maggiore di talenti da inserire nell’organizzazione. Questi ultimi, a loro volta, hanno però a disposizione una nuova e inattesa varietà di opportunità che li porta a essere elastici e flessibili rispetto al disegno delle loro carriere, oggi più che mai frutto di costruzioni non lineari. Senza entrare nel merito della yolo generation che di questa fluidità ha fatto una bandiera, si può comunque asserire che la pandemia ha profondamente cambiato il rapporto tra candidati, dipendenti e aziende.

In un articolo di Campi e Giovale, pubblicato a gennaio sul Il Sole 24 Ore, si delinea una nuova responsabilità individuale e collettiva, presidiata e generata dalle HR, dai manager e dalle persone che lavorano all’interno delle imprese, orientata al benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori.

Una delle componenti che orientano i candidati e i dipendenti a scegliere o a confermare un percorso interno all’una o all’altra organizzazione deriva direttamente dalla capacità di quest’ultima di promuovere e mantenere il più alto grado di benessere complessivo dei lavoratori in ogni tipo di occupazione. Questa aumentata sensibilità diviene conditio sine qua non presso i Millennials e la Gen Z culturalmente più attenti ai temi della fragilità, dell’unicità e della sostenibilità, protagonisti del dibattito sociale contemporaneo.

 

La presenza di programmi di corporate well being è tra i tre elementi di employer branding maggiormente presi in considerazione dai Millennials e la retention su tale target cresce fino al 10% dopo l’introduzione di programmi di well being.

Dunque, Il benessere individuale (e quindi aziendalmente collettivo) come strategia di potenziamento della employee loyalty? Sì, ma non solo.
Per anni il “welfare” si è limitato a incentivi e benefit in busta paga o a sconti e convenzioni su servizi sanitari o simili come misura hard di supporto e fidelizzazione dei dipendenti. L’evoluzione del well being promuove una salute non solo finanziaria, ma anche e soprattutto psicofisica, ponendo al centro dell’organizzazione aziendale l’individuo, la persona. Si tratta di un vantaggio diretto per le stesse aziende: un dipendente che non si prende cura della propria salute è maggiormente esposto allo stress e alla fatica, con un conseguente calo del rendimento dell’individuo e dell’azienda. Al contrario, assicurare il benessere del singolo dipendente costituisce la base per la piena espressione del suo potenziale che porta alla creazione di valore per l’azienda.

Il perseguimento del benessere collettivo aziendale (di cui la salute è parte fondamentale) ha infatti un’importante valenza etica e sociale, ma impatta anche positivamente sulla capacità di un’azienda di generare profitti e di crescere.

Ecco perché Simulware ha sviluppato, assieme a professionisti della salute, una collana di titoli pensati per guidare ogni individuo verso la conoscenza, la consapevolezza e l’accrescimento del proprio benessere. Il focus iniziale è stato su un percorso di approfondimento e consapevolezza sul ruolo della respirazione come strumento di gestione dello stress e di potenziamento della performance personale. Inoltre si è voluto porre l’attenzione su come l’equilibrio posturale incida fortemente sul benessere dell’individuo e su come saperlo gestire autonomamente possa portare benefici alla continuità lavorativa. In ultimo, e ne siamo particolarmente orgogliosi, grazie alla collaborazione con la dottoressa Roberta Cerchia, abbiamo voluto porre l’attenzione sul benessere del pavimento pelvico, aspetto poco conosciuto ma che con le sue patologie interessa più di un terzo della popolazione femminile tra i 20 e i 60 anni. Aver cura della propria pelvi libera, nella donna ma anche nell’uomo, una riserva di energia in grado di finalizzare al meglio le proprie potenzialità.

Un insieme di misure pensate per uomini e donne, direttamente accessibili attraverso le academy digitali della loro organizzazione e progettati nativamente per il mobile in modo da essere liberamente goduti fuori e dentro gli spazi lavorativi per un maggiore comfort di chi li fruisce.

Una collana destinata a crescere in maniera proporzionale alla capacità delle organizzazioni di promuovere sistemi di ascolto e indagine del benessere dei propri collaboratori.
Star bene in azienda fa star bene le aziende.

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