Dyslexic Thinking: che cos’è il pensiero dislessico e perché è una delle skill del futuro?

It’s time we all understand dyslexia properly as a different way of thinking, not a disadvantage” - Richard Branson

Il 31 marzo 2022 la forma “Dyslexic Thinking” è riconosciuta da LinkedIn come una delle skill da selezionare e aggiungere al profilo personale, traguardo frutto del lavoro di sensibilizzazione dell’ente filantropico e di beneficienza Made By Dyslexia, in collaborazione con Richard Branson, l’imprenditore fondatore di Virgin Group.

Ma che cos’è il “Pensiero Dislessico” e perché è importante per il mondo del lavoro e dell’educazione (e nella vita in generale!)?
Ripetiamo innanzitutto che cos’è la dislessia, citando direttamente dall’Associazione Italiana Dislessia: “disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo [] Questi disturbi dipendono dalle diverse modalità di funzionamento delle reti neuronali coinvolte nei processi di lettura, scrittura e calcolo. Non sono causati da un deficit di intelligenza, da problemi ambientali o psicologici e nemmeno da deficit sensoriali. I DSA non sono una malattia in quanto non sono dovuti a un danno organico, ma un diverso neuro funzionamento del cervello, che non impedisce la realizzazione della specifica abilità (lettura, scrittura, numerazione o altro) ma necessita di tempi più lunghi e carichi maggiori di attenzione. Questo diverso neuro funzionamento è innato e non è transitorio: accompagna l’individuo per tutta la vita”.
I disturbi DSA, quindi, fanno sì che le persone che ne soffrono sviluppino e coltivino un set di skill per elaborare le informazioni in maniera speciale e diversa: più laterale, più creativa e divergente.
Secondo Made By Dyslexia: “Dyslexic minds process information in divergent, creative and lateral ways, and have created some of the world’s greatest inventions, brands and art. But education systems aren’t designed for dyslexic thinking and typically measure success by how accurately students regurgitate facts in an exam or test. Most dyslexics find this difficult, and stifling to their imaginative and creative thinking.  In our recent interview with Richard Branson he said “If you’re not good at conventional education you are made to feel stupid”. That’s why many dyslexics only begin to flourish after school, when they’re no longer forced to fit into the confines of education and can truly tap into their dyslexic thinking and apply it to their endeavours.” (Leggi l’articolo)

Fortunatamente, negli ultimi anni sempre più persone si sono battute e sempre più aziende cercano di creare un management sensibilizzato e reattivo alla necessità di creare luoghi di lavoro inclusivi.
In effetti le ricerche dimostrano che 1 su 5 dipendenti è dislessico ed è importante che ci sia un supporto che derivi sia dal management che dall’HR, onde evitare che essi nascondano il loro deficit di apprendimento per il semplice fatto di sentirsi inadeguati rispetto ad altri loro colleghi: purtroppo, è un dato di fatto che tradizionalmente il focus è sempre stato su ciò che questo disturbo non consente ai dislessici di fare piuttosto che quello che possono fare. I dislessici eccellono in numerose abilità che sono vitali per il futuro del mondo del lavoro, in ogni ambito e numerosi sono gli esempi di veri e propri geni nel mondo della matematica e della fisica, dell’arte e della scrittura ma anche personaggi famosi come attori, imprenditori o cuochi.
Vediamo insieme alcune di queste skills di Pensiero Dislessico. Esse sono suddivise in due aree: Specific Skills che riguardano i percorsi professionali e General Skills che riguardano anche istruzione e altre attività.
Le prime si dividono in:

  • Visualizzazione, cioè la capacità di interagire con lo spazio, i sensi, le idee fisiche e i nuovi concetti.
    Il 75% dei dislessici è al di sopra della media per capacità di visualizzazione.
  • Immaginazione, la capacità di creare un'opera originale o dare una nuova svolta alle idee.
    L'84% dei dislessici è al di sopra della media per capacità di immaginazione;
  • Comunicazione, capacità legata al creare e trasmettere messaggi chiari e coinvolgenti.
    Il 71% dei dislessici è al di sopra della media in comunicazione.

 

Le General Skills invece sono legate al ragionamento, alla connessione, all'empatia e alla curiosità, qualità correlate all’apprendimento di sé, degli altri e del mondo circostante che rende le persone dislessiche in grado di analizzare, scavare in fondo alle cose, capire gli altri e influenzare positivamente per circa l’80% al di sopra della media (Leggi l’articolo).

Sono esattamente queste skill che molte aziende stanno cercando di reclutare in questo momento e per questo devono migliorare nell'attrarre e trattenere i talenti dislessici. Tuttavia, meno di un dislessico su cinque crede che il proprio datore di lavoro comprenda i punti di forza del Dyslexic Thinking.
Quindi cosa può fare un un employer? E in particolare: cosa possono fare i dipartimenti di HR che generalmente si occupano non solo del processo di recruiting ma anche di quello di onboarding, formazione e benessere dei dipendenti?

  1. Modificare il processo di recruiting.
    I test standardizzati spesso non consentono ai dislessici di mostrare i loro punti di forza e capacità. Semplici modifiche, come offrire più tempo ai candidati, renderanno il processo di reclutamento più favorevole alla dislessia.
  2. Dimostrare di comprendere il valore del Pensiero Dislessico.
    Ciò incoraggia più dislessici a candidarsi e consente anche ai dipendenti dislessici di essere aperti sul loro deficit sul posto di lavoro.
  3. Supportare le sfide sul posto di lavoro per i dislessici.
    Ci sono piccole azioni per fare la differenza: dal mantenere brevi le riunioni al ridurre al minimo il sovraccarico di e-mail, alla presentazione delle informazioni in modi più visivi e mantenere le istruzioni concise.
  4. Potenziare i punti di forza dei dislessici.
    Consenti ai dislessici di fare le cose in cui eccellono: abbiamo visto che pensano diversamente, che mantengono le cose concise e semplici e che possiedono ottime capacità di comunicazione e che cercano un modo personale ed efficace di risolvere i problemi.

È ora che le aziende ridefiniscano la dislessia come un'abilità e non una disabilità sul posto di lavoro e sviluppino una cultura incentrata sulle competenze.

Perché il Pensiero Dislessico è una delle skill del futuro?
Perché le organizzazioni nell'era digitale devono valorizzare la diversità e includere talenti che possiedono competenze diverse, competenze non sfruttate e che possono migliorare le performance dei diversi team e accelerare il raggiungimento di obiettivi. Con una maggiore diversità, anche cognitiva, nei luoghi di lavoro è possibile affrontare le nuove sfide in maniera più creativa e competitiva.

 

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