Analfabetismo digitale in Italia

Si può ancora parlare di analfabetismo digitale nel 2022 in Italia?

Partiamo con l’identificare che cosa l’analfabetismo digitale sia; con questo termine si indica l’incapacità delle persone di adoperare un computer e di cercare e individuare la correttezza delle informazioni pubblicate in rete.

I dati riferiscono che nel 2018 secondo l’OCSE l’Italia era il penultimo di 29 Paesi in materia di Digital Literacy: di tutta la popolazione italiana 15-65 anni solo il 37% era in grado di utilizzare Internet in maniera complessa e diversificata.
La difficoltà sembra derivare dal sistema educativo tradizionale non ancora strutturato per sviluppare modalità di apprendimento evoluto e quindi trasmettere contenuti formativi legati al mondo del digitale.

Ma poi è scoppiata la pandemia e il Covid-19 ha costretto tutti a darsi una smossa: telelavoro, didattica a distanza, infrastrutture per una connettività migliore e per l’Internet delle cose…
Il lockdown e le misure di distanziamento sociale hanno rimescolato le carte in tavola, creando nuove necessità.
Gli italiani hanno dovuto imparare a fare le più semplici azioni della routine quotidiana attraverso un dispositivo elettronico: come la spesa, gestire il proprio conto in banca, seguire lezioni scolastiche, guardare film, partecipare a riunioni e così via.
Tanto per citare un dato, l’e-commerce è cresciuto del 146% durante il 2020 e ancora del 23,5 nel 2021.

Quindi la situazione è cambiata?
Sì, sono stati fortemente voluti da governo e imprese interventi su diversi fronti: digitalizzazione della scuola, piano nazionale di formazione continua con sgravio fiscale per gli occupati (leggi il nostro articolo) e per i pensionati e i disoccupati un piano di alfabetizzazione digitale.
Arrivano segnali positivi anche dalle nuove generazioni più propense all’utilizzo del digitale ma che comunque dovranno migliorare le proprie performance in ambiti interconnessi ad esso, tra cui la matematica e soprattutto le scienze.

Allora alcuni aspetti come potenziare la didattica delle materie scientifiche, mettere in atto tutte le iniziative necessarie alla lotta al digital divide (ovvero al divario nell’accesso alle tecnologie, peraltro fortemente palesato durante la pandemia da Covid-19), affermare l’accesso alla rete in banda larga come diritto universale, rilanciare il percorso verso l’Open Government da parte della Pubblica Amministrazione e perseguire il modello delle smart cities, che prevede l’impiego diffuso delle nuove ICT nel campo della mobilità, dell’ambiente e dell’efficienza energetica, al fine di rendere le città “intelligenti”, possono aiutare a combattere l’analfabetismo digitale.

In genarale, si deve perseguire un progetto di inclusione digitale che coinvolga l’intera popolazione perché solo così si potranno porre le condizioni per una nuova cultura dell’innovazione.

Simulware si mette a disposizione delle aziende e le affianca e abilita nell’acquisizione delle competenze necessarie alla trasformazione tecnologica e digitale prevista nel Piano Nazionale Industria 4.0.

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