Smartphone addiction: la droga del nuovo millennio

Se dovessi scegliere fra rompere il tuo smartphone o un osso del braccio, cosa sceglieresti? La risposta è ovvia, ma non così ovvia. Sorprendentemente, ben il 46% sceglierebbe il braccio rotto. Lo afferma Adam Alter, professore della NYU e autore di “Irresistible: why we can’t stop checking, scrolling, clicking and watching

Follia? E se improvvisamente durante una gita in barca un colpo di vento ti facesse cadere il tuo smartphone nel profondo mare blu e non lo rivedessi più? Non ti sentiresti come un pezzo di te che affoga? 

Un device così portabile che sta diventando un prolungamento di noi stessi, la nostra porta per un mondo virtuale che è diventato a tutti gli effetti la parte dominante del mondo reale, provocando in tanti casi problemi di dipendenza (secondo gli stessi meccanismi di risposta della serotonina che abbiamo visto nel precedente numero di Carrots).

È un’epidemia non riconosciuta, che sta provocando un grosso cambiamento non solo nelle nostre abitudini quanto nelle capacità cognitive umane.

Le nuove dipendenze hanno nomi inquietanti: IAD, Nomofobia, vamping, like addiction, challenge. Vediamole, una ad una.

 

IAD – Internet Addiction Disorder

La dipendenza da Internet è in realtà è un termine ombrello che comprende tutte le altre forme di alienazione patologica, perché indica in generale l’utilizzo intensivo e ossessivo di tutte le attività praticabili attraverso Internet, dalla navigazione sui social network, alla visualizzazione di filmati, al gioco online. In pratica, la persona non vive più nel mondo reale quanto in quello virtuale, da cui non riesce a staccarsi.

Il termine è stato creato da Ivan Goldberg nel 1995 quando pubblicò online quasi per scherzo un questionario diagnostico per rilevare questa dipendenza; un questionario che riscosse un grande interesse nella comunità e aprì il dibattito su queste nuove forme di dipendenza.

La psicologa statunitense Kimberly Young fu la prima ad ipotizzare nel concreto l'esistenza di un disturbo psicopatologico legato all'abuso di internet, fondando nel 1995 il primo centro di studi e terapie per le dipendenze tecnologiche, il Center for Internet Addiction. Per valutare queste dipendenze, la Young ha riadattato il questionario psicodiagnostico utilizzato in ambito clinico per la diagnosi della dipendenza da gioco d'azzardo patologico (GAP), e ha definito 5 tipi di dipendenze da internet:

Dipendenza

Cos’è

A cosa porta?

 

Dipendenza dal sesso virtuale

 

abuso di chat room e scarico ossessivo di materiali pornografici

scarso interesse per l’interazione fisica

Dipendenza dalle relazioni virtuali

presenza intensiva nei social

problemi nelle interazioni in presenza

Uso compulsivo di internet

 

attività online eccessiva, dall’e-shopping all’abboccare al phishing fino al gioco d’azzardo online

perdite di tempo e di denaro

Sovraccarico cognitivo

 

impiego eccessivo di tempo nella ricerca e nell'organizzazione di dati requisiti dal Web

il tempo di lavoro diventa inefficiente

Dipendenza da videogiochi

tempo eccessivo dedicato alle attività ludiche online

identificazione nell’avatar e perdita di contatto con la vita reale

 

Nomofobia

'Nomofobia' deriva dall’acronimo 'NO Mobile Phone PhoBIA' ed indica la paura di “perdersi qualcosa” quando non siamo connessi o anche solo quando non controlliamo le notifiche.

Questo termine è stato utilizzato per la prima volta in un rapporto ufficiale dell’ente di ricerca britannico YouGov in uno studio in cui è emerso che:

  • il 53% dei possessori di smartphone entra in ansia quando “perde il proprio cellulare, esaurisce la batteria o il credito residuo o non ha copertura di rete”
  • ne soffrono il 58% di uomini e il 48% di donne
  • il 55% dei partecipanti allo studio ha indicato come causa principale del proprio stato ansioso “il bisogno di tenersi in contatto con amici e familiari”, mentre solo il 10% ha dichiarato di dover essere rintracciabile in ogni momento per questioni lavorative

La nomofobia, chiamata anche Fomo (Fear Of Missing Out), si basa sul meccanismo delle notifiche: la nostra attenzione ne risente sia se ne riceviamo troppe (perché veniamo continuamente interrotti) sia se ne riceve troppo poche (per l’ansia di non ricevere messaggi). Quante volte abbiamo aspettato con il cuore in gola il messaggio di una persona importante che non arriva, sussultando ad ogni segnale di notifica? Bene, anche queste sono distrazioni non da poco che ci tolgono tempo ed energie per attività più importanti e, soprattutto, aumentano i livelli di stress nel corso di tutta la giornata.

 

Vamping

Nel 2014 un articolo del New York Times di Laura M. Holson titolava “Social Media’s Vampires: They Text by Night” per descrivere la tendenza, soprattutto fra i giovani, di attendere le ore della notte per usare clandestinamente lo smartphone, di nascosto dai genitori.

Ed è proprio questa sensazione di trasgressione e di ribellione che stimola i ragazzi a promuovere il vamping, in cui trovano una piacevole forma di libertà.

L’abitudine è diffusissima e poco verificata, perché di notte i genitori dormono e possono passare anni prima che si accorgano dell’abitudine tossica del figlio e di solito lo scoprono quando i danni sono oramai già fatti: nervosismo e irritabilità, stanchezza cronica, calo repentino della vista.

 

Like addiction

In una recente ricerca condotta su 8.000 ragazzi a partire dagli 11 anni d'età, l’’Osservatorio nazionale adolescienza verificato che in Italia ben il 34% degli adolescenti vive in funzione dei like che riceve ai post: su questi like misurano la propria autostima e popolarità nel gruppo. I commenti negativi, anche se pochi, condizionano pesantemente l’umore e l’autostima, provocando depressione e tendenze suicide, tanto da far parlare appunto di “like addiction”. Gli adolescenti sono alla continua ricerca di approvazione sociale, che nel nuovo millennio si misura attraverso like e follower: non possiamo biasimarli per questo, semmai cercare di contenere anche in questo caso un certo equilibrio fra la vita nel mondo virtuale e nel mondo fisico.

 

Challenge

Le 'challenge' o 'sfide social' indicano tutte quelle catene che nascono sui social network in cui si viene chiamati a partecipare dagli altri giocatori, attraverso un tag. Alla persona che partecipa viene chiesto prima di postare un video o un’immagine e poi di nominare altre persone a fare altrettanto, in modo da diffondere la catena in modo virale e nominare infine il “vincitore” della sfida. Le attività da svolgere (di cui la foto e il video ne sono la testimonianza) cambiano a seconda della moda del momento: dai giochi online ad altre attività ludiche (es bottle flip, lanciare una bottiglia per farla ricadere in piedi) fino a partecipare a gare alcooliche (chi beve di più in meno tempo) o a competition per raggiungere più velocemente la magrezza.

Tutte queste dipendenze portano infine alla vita vissuta onlife, senza più alcuna distinzione tra quello che succede online e quello che succede offline.

E tu, quanto ti riconosci in questi comportamenti? E nelle abitudini dei tuoi figli, parenti, amici?

 

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