Content is the... SLAVE!

Content is where I expect much of the real money will be made on the Internet, just as it was in broadcasting. – Bill Gates

Nel 1996 Bill si mise il cappello da oracolo e, come sempre, previde qualcosa di così vero e concreto da risultare ancora più attuale dopo 26 anni: la produzione e la diffusione di contenuti sarebbero diventate le modalità con cui raggiungere il proprio pubblico. Quando parlò era conscio del fatto che i contenuti sarebbero aumentati a tal punto non solo di mettere in crisi interi settori (come quello dell’editoria), ma anche che avrebbero creato novità su più fronti: nuove strategie di distribuzione e marketing, nuove piattaforme e applicazioni e, conseguentemente, nuove professioni, nuovi studi e nuove facoltà nelle università.

Il contenuto è sempre stato importante ma dagli anni ’90 e con la diffusione di internet si è creato un terreno veramente prolifico sotto tutti i punti di vista (economico, educativo e sociale).

Fu così negli anni in cui alla radio suonava “Wannabe” delle Spice Girls ed è così ancora oggi.
Anzi: quasi 30 anni dopo l’intuizione di Gates, i contenuti sono diventati così importanti ma anche così numerosi da dovere essere creati con criteri e modalità ben specifici ricavati attraverso lo studio di dati.

I dati, la miniera d’oro del Ventunesimo secolo.

Cosa è successo?

Nei primi anni Duemila i blog e i forum si contavano sulle dita di una mano, ma con la possibilità sempre più diffusa di possedere un modem e una tastiera si è diffusa anche l’occasione, da “pochi eletti” a “chiunque”, di redigere e fornire informazioni (il risultato nel 2022? Fake news come bevande gassate trasformate in acqua con l’aggiunta di bicarbonato, banane che diventano antirughe se appiccicate in fronte e, purtroppo, gravi deepfake come quello a scapito del presidente ucraino Zelensky che chiede al suo popolo di arrendersi su TikTok).
In questo modo con un costo relativamente basso le aziende hanno potuto parlare del loro business attraverso i contenuti sul loro sito. Le informazioni messe a disposizione del proprio pubblico regolano, così, il rapporto che l’azienda stessa crea con esso.

L’aumentata popolarità del content marketing ha necessariamente imposto a chi si occupa della diffusione di queste informazioni di creare contenuti tailor made sul target che vogliono raggiungere, questo attrae e coinvolge di più le persone.

Qui entrano in scena i dati.

Creare contenuti con cui le persone vogliono interagire non è sempre semplice e facile, per questo lo studio dei dati consente di fissarsi obiettivi chiari e pensare una strategia approfondita. Sono numerose le agenzie pubblicitarie che hanno fatto dei dati la loro forza (Teads, per citarne una) e che grazie allo studio del dato hanno potuto creare formati sempre più accattivanti e funzionali per gli utenti tenendo anche conto dell’avvento del mobile.
Va da sé, che insieme ai dati più scientifici e tecnici (tempo speso per la lettura di un articolo, movimento degli occhi durante un video, tipologia di pubblicità che richiama più clic) ci sono poi gli studi dei trend e delle mode del momento (avete notato le pubblicità delle piattaforme per vendere e acquistare merce di seconda mano? Bhe… fateci caso).

Quindi?

Studiando i dati si può generare una strategia di marketing adatta a colpire quelle fasce di pubblico a cui si è interessati, cercando di guardare alla qualità dei contenuti che si diffondono in rete e alla loro innovatività.

I contenuti di alta qualità aiutano a costruire la reputazione e la fiducia del marchio, portando a più clienti che possano fare affidamento su questo. È così che si costruiscono fedeli sostenitori del marchio e si incoraggiano le vendite.

Alcuni esempi del tipo di contenuto che potrebbe aumentare e migliorare la relazione con i clienti sono le guide dettagliate e pratiche, i contenuti visivi che sono informativi e promozionali, i confronti di marca, articoli di blog divertenti e con valore educativo.

Detto questo è importante offrire al pubblico ciò che vuole: chiedere cosa vorrebbero leggere e a cosa sono veramente interessati, diffondendo questionari e survey. È importante mostrare tutto ciò che il marchio ha da offrire ma anche che i contenuti siano importanti e servano al loro scopo.

Se il tuo pubblico ha la sensazione che l’azienda lo capisca, vorrà supportarla.

Ma a questo punto ci chiediamo: vista la maggiore rilevanza che stanno avendo i dati, che non solo migliorano la navigazione (cookies), ma da dietro le quinte spingono le scelte dei copywriter e dei marketer, vista anche la spietata concorrenza tra le pagine web che devono conquistare gli utenti… siamo sicuri che il content è king e non “slave”?

Schiavo delle tendenze e dei gusti del pubblico, della spietata concorrenza con cui deve combattere ogni giorno e anche delle strategie SEO e SEM.

Ma non è che per caso sono i contenuti a plasmare i nostri gusti e le nostre necessità?

Comunque la vediamo, di una cosa possiamo essere certi: quando decidiamo di saltare le fastidiosissime pubblicità prima dei nostri video preferiti, beh, ci sentiamo un po’ in possesso di una ghigliottina a fine Diciottesimo secolo.

 

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