Benessere collettivo: significato, vantaggi ed esempi
- Creato: Lunedì, 11 Aprile 2022 10:00
In questo articolo approfondiremo il significato di benessere collettivo, cercando di comprendere come questo concetto sia alla base non solo della qualità del lavoro delle persone con cui collaboriamo, ma anche della produttività e dell’efficienza aziendale, analizzando una serie di pratiche utili che consentono di aumentare tale benessere.
Benessere collettivo: significato
Il benessere collettivo è il risultato di tutte quelle iniziative aziendali finalizzate ad aumentare la soddisfazione dei propri dipendenti. Il benessere collettivo è quindi un obiettivo da raggiungere a livello aziendale, attraverso attività che, banalmente, rendono le persone felici di svolgere il proprio lavoro.
I mondi del marketing, della formazione e della gestione aziendale pullulano di slogan che spesso suonano più come specchietti per le allodole che come effettive mission aziendali, vediamone alcuni presi dalla lista dei 50 slogan con cui percul… motivare i tuoi dipendenti:
“Per vincere sul mercato devi prima vincere sul posto di lavoro”
“A tutti piace fare il tipo di lavoro per il quale e più adatto”
“Tratta sempre i tuoi dipendenti esattamente come vuoi che trattino i tuoi migliori clienti”
Una serie di belle frasi che talvolta non rispecchiano la realtà aziendale. Soprattutto negli ultimi anni infatti, in particolar modo per chi è passato stabilmente allo smart working, la relazione dipendente-azienda è diventata più complessa da gestire, complessità che si è tramutata in molti casi in insoddisfazione. E ciò è dimostrato dal boom di licenziamenti degli ultimi mesi: si è passati da una zaloniana ricerca ossessiva del posto fisso alla consapevolezza che da qualche parte in Italia o nel mondo è possibile trovare un luogo di lavoro gratificante sia a livello economico che di qualità dei rapporti e delle attività da svolgere.
È quindi necessario da un punto di vista aziendale fare un passo indietro e comprendere come rendere più stabili le proprie collaborazioni, lavorando appunto sul concetto di benessere collettivo. Le persone sono diventate più esigenti da questo punto di vista e sono proprio queste esigenze a dover essere analizzate.
Termini come inclusività, parità di genere e sostenibilità, ad esempio, non sono frasette da inserire nella pagina Chi siamo del sito internet, ma sono diventati valori che le persone sentono propri e che ricercano nelle proprie collaborazioni. È inutile dire di essere inclusivi se non mettiamo il ragazzo che non parla italiano nelle condizioni di poter esprimere il proprio talento, è inutile sostenere la parità di genere se quando fai notare che una battuta è sessista ti senti rispondere “eh vabbè ma allora non si può più dire niente” ed è inutile promuoversi come azienda sostenibile se durante la pausa sigaretta lanci i mozziconi sul marciapiede.
Benessere collettivo: vantaggi.
Analizziamo ora il concetto di benessere collettivo dal punto di vista dell’azienda, non del dipendente. Lavorare sul benessere rappresenta un vero e proprio vantaggio per molteplici motivi: l’obiettivo è quello di costruire una realtà lavorativa che le persone sentono propria, che vogliano difendere, trattenere e salvaguardare. Il dipendente ideale è colui che lavora come se fosse il proprietario della società, che ha come mission personale il raggiungimento degli obiettivi aziendali e che lavora perché tiene a ciò che fa, non – esclusivamente – per portare a casa lo stipendio.
È facilmente comprensibile come tutto ciò non debba essere una semplice narrazione, ma rappresenti un enorme vantaggio per l’azienda, che vedrà la qualità dei risultati aumentare nel tempo, che potrà contare sul supporto dei propri dipendenti per trovarne e includerne di nuovi e che, da un punto di vista più pratico, potrà constatare dei grossi miglioramenti in termini di fatturato e ricavi, costruendo relazioni solide che consentono di non dover perdere tempo e denaro a cercare nuovo personale quando altre aziende più attrattive le rubano i dipendenti migliori.
Non vale dunque la pena, da un punto di vista aziendale, investire sul benessere collettivo?
Benessere collettivo: esempi.
Per capire quindi come lavorare sul benessere collettivo della propria azienda bisogna in primis conoscere i propri dipendenti e comprendere come gratificarli. Serve quindi un lavoro di studio e di personalizzazione del percorso che crea il legame e l’attrattività aziendale.
Sicuramente un buon processo di OnBoarding è un bel biglietto da visita per un neoassunto, ne abbiamo parlato ampliamente nelle scorse settimane, se vuoi saperne di più puoi cominciare partendo da qui, ma lo sviluppo del benessere collettivo non si ferma qui.
Benessere fisico, psicologico e sociale:
- Fisico
Le persone devono stare bene in primis da un punto di vista fisico. Molti lavori, soprattutto in smart working, prevedono di passare circa 1/3 della propria giornata seduti al computer. Ciò può comportare problemi posturali, affaticamento della vista e fastidi fisici, come l’epicondilite, il famoso gomito del tennista. Hai visione delle condizioni di lavoro da casa dei tuoi dipendenti?
Quando si faceva presenza in ufficio ognuno aveva la propria postazione che, teoricamente, era impostata per essere confortevole, con sedute ergonomiche e monitor di buona qualità. Non è detto che tutti abbiano la possibilità di crearsi una postazione di lavoro tra le proprie mura adatta a passare tante ore della propria giornata. Te ne sei mai preoccupato? Soprattutto per i dipendenti che hanno stipendi di base potrebbe essere buona abitudine chiedere se hanno bisogno di una sedia adatta (possono costare anche qualche centinaio di euro, che per molti rappresentano una fetta cospicua della propria mensilità, e soprattutto in un periodo dai costi elevati come quello che stiamo vivendo non è detto che tutti abbiano fatto questo sacrificio, sedendosi ogni giorno in una postazione scomoda) ed eventualmente fornirgliela. Non ci piace quando la qualità video delle chiamate è bassa, soprattutto se è coinvolto un cliente, ma hai mai pensato acquistare un pacchetto di webcam da regalare ai dipendenti maggiormente coinvolti in questo genere di attività? - Psicologico
Sul benessere psicologico si apre un capitolo estremamente complesso e che andrebbe affrontato in maniera ancor più approfondita rispetto a quello fisico. Per qualcuno lavorare da casa è un valore aggiunto enorme, ma non tutti la pensano allo stesso modo: in molti soffrono da stress da smart working, perché se prima si poteva fare lo sforzo di portarsi il lavoro a casa, adesso non si riesce più a far uscire il lavoro dalle proprie mura domestiche. I limiti orari lavorativi sono diventati sempre più rarefatti, si finisce di parlare del lavoro con il proprio partner sia a pranzo che a cena e si arriva ad avere la necessità di rapporti umani diversi – rapporti umani che, non dimentichiamolo, sono stati anche impossibili per diversi mesi. Siamo certamente in un periodo di transizione in cui i confini dello smart working devono ancora essere definiti in maniera precisa, ma per arrivare a un punto di equilibrio soddisfacente per tutti gli interpreti è necessario che le aziende in primis si interroghino sul da farsi. Siamo proprio sicuri che le persone apprezzino messaggi Whatsapp sul proprio numero personale invece della vecchia e più professionale email? Siamo certi che tutti non vedano l’ora di ascoltare un messaggio vocale di tre minuti perché chi lo manda “fa prima così”? E siamo proprio certi che tutte queste call siano proprio necessarie? Non c’è un modo per ottimizzare al meglio i tempi e lasciare maggiore libertà ai propri collaboratori? È paradossale infine pensare che in un periodo di emergenza sanitaria, nessuno si prenda più un giorno di malattia: è giusto lavorare da casa anche con qualche linea di febbre, in stato influenzale o con un braccio rotto?
- Sociale
La questione del benessere sociale si lega per forza di cose a quella del benessere psicologico. È necessario lavorare sui rapporti umani, perché da dietro un monitor stanno diventando troppo impersonali. Probabilmente le attività di team building non raggiungevano sempre l’obiettivo desiderato, ma perlomeno erano un tentativo da parte dell’azienda di consolidare il rapporto tra i propri dipendenti con la convinzione che ciò avrebbe impattato in maniera positiva sui risultati societari. Ogni tanto queste attività funzionavano, altre volte meno, ma non mancano gli esempi di rapporti professionali trasformatisi in amicizie. Ad oggi, dove sono finiti questi concetti e queste amicizie?
La realtà è che ogni azienda rappresenta una storia a sé, c’è troppa differenza tra le persone per fare di tutta l’erba un fascio. Una riflessione sul benessere aziendale è tuttavia necessaria se si vogliono ottenere risultati, soprattutto sul medio lungo termine.
Se vuoi un aiuto o degli spunti su come migliorare il benessere collettivo della tua azienda contattaci.