Metaverso: deja vù?

È passato già qualche mese dal rebranding di Facebook in Meta e da quando Mark Zuckenberg ha annunciato la volontà di creare un universo virtuale capace di trasmetterci sensazioni reali: per chi ancora – e crediamo oramai siano pochi – non ne abbia sentito parlare, si tratta del metaverso.
Il deja vù è quasi d’obbligo: tutti coloro che ammiccano alla tecnologia non faranno fatica a ricordare i fenomeni – compresi quelli sociali – legati alla diffusione di giochi online come Minecraft e The Sims e il più recente Fortnite. O, ancora più simile, l’universo visionario di Second Life che aveva fatto pregustare a un'intera generazione la possibilità di accedere a vite parallele, scelte differenti, identità non ancora vissute piene di virtuale progettualità. Senza entrare troppo nel dibattito metafisico, ciò che vogliamo qui richiamare è il periodico bisogno dell’uomo - e del mercato, e della finanza, e della tecnologia e via dicendo... - di creare universi immaginari e mitici: le sliding door capaci di spingere oltre la vita quotidiana.

Se le esperienze precedenti hanno mostrato nel tempo i loro punti deboli e si sono sgonfiate più o meno rapidamente, perché il Metaverso ci deve incuriosire?

Fin qui, tutte queste esperienze sono sempre state filtrate dall’universo reale: è pur sempre reale il gatto che ti si struscia addosso mentre viaggi dentro e fuori un’altra dimensione, ed è reale anche la nonna sul suo divano, il televisore acceso e via dicendo.
Nel metaverso questo filtro, questo “contatto”, sarà eliminato grazie ai visori per la realtà aumentata e ad altri accessori che materializzeranno le nostre mani e piedi nel mondo virtuale (come le cuffie Index di Valve o gli occhiali di Snap).

A questo punto è facile - e doveroso - immaginare tutto un universo di straordinarie esperienze da vivere nel metaverso: esplorare lo sconosciuto, praticare sport di squadra, uscire con gli amici, corteggiare gli amati in galassie o foreste incantate da noi stessi disegnate. A proposito di sport segnaliamo Martial, il metaverso dedicato agli amanti delle arti marziali.
Ma non solo! Sarà possibile, infatti, anche essere in ufficio con colleghi o clienti, una frontiera più innovativa dello smart working. Su questo la Microsoft non ha dormito sugli allori e ha già annunciato Teams Mesh applicazione che consente di entrare in ufficio/in riunione o a lezione grazie a un avatar (sì, anche continuando a usare i pantaloni del pigiama).

Il metaverso ha eccitato anche gli insegnanti più sensibili all’innovazione poiché opera una una vera e propria svolta per la didattica: immaginiamo di insegnare la storia portando gli alunni nel Colosseo o mostrando loro da vicino i dinosauri in movimento. O ancora di imparare la geografia viaggiando in mongolfiera.

Insomma Zuckenberg sta promettendo una realtà che fino ad oggi abbiamo visto solo in qualche film e serie tv futurista (Ready Player One, Free Guy, Tron o Sword Art Online). Una realtà che un po’ ci spaventa e un po’ ci incuriosisce ma che, non dimentichiamolo, è totalmente facoltativa!
Non è questa la sede per capire se il metaverso ci renderà sempre più distanti l’uno dall’altro e renderà i rapporti umani più difficili o più facili, ma quello che ci interessa è sottolineare l’effettiva potenzialità che possiede in termini di formazione.

In Corea del Sud sono già iniziate le ricerche per migliorare l’approccio all’apprendimento. Non è un mistero che la pandemia abbia interrotto il normale corso di formazione per numerosissimi studenti (circa 1,6 miliardi in 192 paesi, ovvero il 91% della popolazione studentesca mondiale), il digitale è allora entrato prepotentemente nelle loro vite attraverso piattaforme LMS e lezioni online. La sua applicazione, lo abbiamo visto personalmente, non è stata indolore. Ma dare la colpa al digitale sarebbe semplicistico: l’assenza di progettualità e di preparazione del corpo docente, l’arretratezza della scuola, la povertà di risorse. Tutto questo ha reso l’istruzione online nella fascia dell’obbligo un’esperienza svilente e divisiva. C’è chi però ha gestito l’emergenza in modo diverso.

Secondo KAIST, un istituto di istruzione superiore pubblico sudcoreano, l’educazione mista ha funzionato efficacemente e ha addirittura compensato le carenze pedagogiche di lunga data, perché ha eliminato la lezione frontale e unidirezionale e ha reso possibile il passaggio a un modello incentrato sullo studente: attraverso lezioni più interattive e sbloccando la creatività degli alunni (https://www.edsurge.com/news/2021-10-29-as-facebook-changes-name-to-meta-education-is-part-of-new-vision).
Secondo questi esperti, allora, la tecnologia ha aiutato e tutte le istituzioni che hanno a che fare con l’educazione dovrebbero ritagliarsi un proprio metaverso, praticabile per l’interazione umana e per diverse esperienze di apprendimento.

Ma solo le scuole e le università possono sfruttare le caratteristiche e le potenzialità del Metaverso? Può esistere una possibilità per le Corporate Academy e i percorsi formativi aziendali?

La risposta secondo noi è sì e sono multipli gli utilizzi di questa nuova dimensione.
Ad esempio si possono sfruttare le caratteristiche generali del metaverso, come ​creazione di sondaggi, audioconferenza di gruppo o private, stanze private, collaborative working tools, con strumenti incorporati, tavole rotonde con esperti e professori, reazioni degli utenti tramite avatar ed emoji e tanto altro ancora. Si possono rendere gli spazi dove svolgere le attività educative totalmente immersive e altamente interattive, magari attraverso hotspot personalizzabili che permettono una facile esplorazione delle informazioni e degli approfondimenti.

In uno spazio con così tante potenzialità è possibile immaginare dei business game ad alto tasso di coinvolgimento per i discenti. È possibile creare simulazioni e role play anziché semplici test a crocette. Questi stratagemmi sono fondamentali per far sì che ogni utente esprima al massimo le proprie competenze e capacità. La stessa formazione in ambiti di rischio potrebbe essere agita con grande efficacia e in modo protetto.

Prima di concludere, poi, bisogna sottolineare la metamorfosi che, adottando il metaverso per la formazione aziendale, subirebbe il team di sviluppo di percorsi formativi: più possibilità di progettare uno storytelling da cinematografia per gli Instructional Designers, opportunità di massimizzare la creatività per i Graphic Designers e per i Developer… insomma una vera e propria sfida che trasformerebbe il team in architetti e registi di un’esperienza straordinaria.

Insomma, il metaverso rappresenta un’occasione di vera innovazione per le aziende e le organizzazioni che guardano al futuro e cercano ogni giorno nuove metodologie per stimolare i propri employers, soprattutto in un’epoca di grandi cambiamenti e in cui si affacciano sul mercato del lavoro sempre più generazioni alfabetizzate in termini di digital, social media, AR e VR.

E se poi dovesse tutto sgonfiarsi come abbiamo già visto accadere per altre “bolle” del passato? In questo caso, mal che vada, avete pronto il costume di Spock per il prossimo carnevale.

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