Benessere psicofisico

Esiste una correlazione analizzata e documentata da diversi studi tra il benessere psicofisico dei dipendenti e la produttività dell’azienda per cui lavorano. Sembra un concetto abbastanza intuitivo, ma se fosse così semplice da comprendere probabilmente alcune statistiche relative alle percentuali di dipendenti stressati dal proprio lavoro o con problemi di tipo psichico o fisico mostrerebbero dei numeri molto meno allarmanti. Invece i numeri ci dicono che un dipendente su tre soffre di stress a causa del proprio lavoro, stress che talvolta si può tradurre anche in affaticamento fisico o problematiche maggiori.

Se un dipendente stressato lavora meno e lavora peggio, perché le aziende stressano i propri dipendenti?

Chiaramente si tratta di una domanda complessa e che richiede un’analisi estremamente approfondita, caso per caso. Tuttavia, pensare che lo stress sia causato da quella che si è evoluta negli ultimi anni come cultura della performance, ossia un approccio aziendale orientato quasi esclusivamente ai risultati, potrebbe non essere così sbagliato. Ovviamente c’erano dipendenti stressati anche decine e decine di anni fa, prima degli smartphone, delle call, dei briefing e via dicendo, ma ciò non significa che non si debba affrontare il problema.

Esistono svariate problematiche che possono coinvolgere un dipendente al giorno d’oggi, sia se passa le sue giornate in ufficio e sia se si trova in una soluzione in smart working. In alcuni articoli recenti ne abbiamo analizzate alcune di tipo fisico, oggi vogliamo invece porre l’attenzione su quei problemi o disturbi di tipo psichico e su come affrontarli dal punto di vista aziendale. E dato che ci troviamo nell’era delle performance, per convincervi che tali problemi vanno affrontati e risolti ci tocca sottolineare come risolverli sia una cosiddetta win-win situation, dove il dipendente è più felice e l’azienda vede aumentare il proprio fatturato, e che è quindi conveniente per una società avere una visione dello stato psicofisico dei propri dipendenti.  

Innanzitutto una persona può avere un problema recondito o averne sviluppato uno negli ultimi anni, in cui l’emergenza pandemica ha causato in molti un vero e proprio sconvolgimento mentale. Nella maggior parte di questi casi il lavoro è fortemente penalizzato dal disturbo, ma nella quasi totalità dei casi le performance lavorative tornano ai livelli precedenti, se non addirittura migliorano, nel momento in cui si analizza il problema e si comincia una cura.

Nel caso in cui non si abbia a che fare con patologie specifiche di tipo psichico, si potrebbe comunque incappare in qualche sorta di problematica da stress (più o meno lieve), ahinoi molto comuni. Un dipendente stressato registra una serie di deficit che influiscono sul proprio lavoro: il più comune è il calo di attenzione, che porta a essere distaccati dal proprio lavoro e a tempistiche eccessivamente lunghe per il completamento delle proprie attività. Negli ultimi due anni un’altra problematica molto comune è l’ansia: riceviamo oramai quasi quotidianamente input legati a brutte notizie dal mondo, talvolta anche molto vicine a noi. Ciò comporta un approccio alla vita e al lavoro molto caotico e ricco di preoccupazioni e non serve sottolineare come questo non sia un bel contesto in cui voler essere produttivi.

Oggi più che mai le aziende hanno quindi il dovere di comunicare con i propri dipendenti e di comprenderne le esigenze, si tratta di un ulteriore spinta per superare questi anni complessi sia dal punto di vista personale che dal punto di vista aziendale, riportando la felicità dei lavoratori su buoni livelli e di conseguenza anche la produttività aziendale su buoni livelli. È soprattutto compito di manager e dirigenti fare lo sforzo in primis di sostenere, anche economicamente dove necessario, quei dipendenti che hanno bisogno di cure per risolvere uno specifico problema, in secondo luogo di rivedere costantemente gli obiettivi dei vari reparti o gruppi di lavoro, in maniera tale da creare un contesto lavorativo che non sia eccessivamente asfissiante e opprimente.

Oltre a impattare sulla produttività, un atteggiamento corretto di questo tipo influenza anche altri fattori aziendali, come l’assenteismo e il turnover. Creare un luogo di lavoro piacevole permette ai dipendenti di poter gestire correttamente e appieno i propri turni di lavoro e di non avere necessità o voglia di cambiare luogo di lavoro.

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